ORFANA, DI UN GENITORE VIVENTE
Essere figli di se stessi
ORFANA, DI UN GENITORE VIVENTE.
Essere figli di se stessi
Qui di seguito la storia di Carla nel suo viaggio tortuoso di inseguire invano, per sedici anni, l’affetto di un padre assente come l’isola che non c’è. Carla, tenace, lottando, ritrova comunque la sua serenità :
Sono orfana di un genitore vivente e solo oggi riesco ad afferrare questa consapevolezza, dopo anni trascorsi a rincorrere, a sperare, ad aspettare di essere figlia di mio padre.
Mio padre, l’uomo che mi ha dato la vita, se l’è ripresa, per anni ad inseguirlo, per l’ennesima volta, di nuovo si è rifiutato di essere tale, negandomi il suo aiuto ed insieme ad esso il suo amore.
“Va a chiederlo a tua madre l’aiuto”, “tornatene dalla tua famiglia materna”, così mi ha detto.Solo che questa volta ci ho creduto.
Questa volta non ho voluto dar voce a quella bambina in lacrime che dentro di me diceva: “non lo pensa veramente”, “prima o poi si renderà conto e si farà perdonare, tornando ad essere il mio papà”.
Ho l’impressione di vivere un lutto, vive, ma per me oggi muore, ma non è mio padre che piango, quanto piuttosto la scomparsa di quella bambina, degli anni ad inseguirlo invano e delle sue speranze verso quell’uomo che non ho più voglia di chiamare papà.
E’ stato un percorso lento ed estenuante quello che mi ha condotto quest’oggi alla rottura definitiva. Dopo sedici anni, solo ora riesco infatti a sentirmi libera di distaccarmi da questo dolore, che nasce dalla consapevolezza di essere orfana di un genitore vivente.
E se da questo dolore riesco a trarre forza e determinazione, più che apatia e disperazione, è soprattutto grazie al percorso di psicoterapia intrapreso nell’ultimo anno, che mi ha consentito di maturare la profonda e precisa convinzione che è necessario essere innanzitutto genitori di se stessi.
Volersi bene è la chiave per essere liberi, liberi dagli affetti imbalsamati, inesistenti e malsani, dal giudizio degli altri, dai condizionamenti esterni.
Così, seppure addolorata per aver perso quella piccola me, desiderosa dell’affetto incondizionato di suo padre, oggi posso dire di essere una donna più serena, perché non serve elemosinare mai ed attendere l’ amore, ma darselo.
Libera dal fantasma di mio padre, ora non sono più orfana di un genitore fantasma.Sono prima di tutto figlia di una giovane forte donna, determinata ed entusiasta. Sono FIGLIA DI ME STESSA. Carla
giorgio burdi
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